| | | Post: 370 | Registrato il: 21/07/2009 | Sesso: Femminile | Number Ones Fan | | OFFLINE |
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PARTE PRIMA (Prologo – L’incontro a Roma)
CAPITOLO 5°
Sono un po’ stupefatta dalla sua reazione. Perché mai avrei creduto che il grande Michael Jackson, la star più famosa e pagata dell’intero pianeta, rincorso da giornalisti, fotografi, fan ed anche personaggi famosi, che avrebbero bramato poter passare una serata con lui, se non altro per farsi ancora più pubblicità, si potesse accontentare della compagnia di una semi-sconosciuta, che oltre tutto si era anche addormentata sul suo divano.
Se solo i milioni dei suoi fan, che lo seguivano in tournè ovunque, solo per poterlo vedere un po’ più da vicino o, quelli più fortunati, stringergli la mano per pochi secondi, avessero saputo del mio colpo di sonno, credo che avrebbero potuto spellarmi viva.
Mentre lui mi abbraccia, pensando a queste cose mi viene un po’ da ridere, quindi ovviamente mi chiede perché io stia ridendo così.
Glielo dico ed anche Michael trova la cosa molto divertente e allegramente ci trasferiamo di nuovo in salotto, dove ora gli chiedo di farmi sentire la sua musica.
Lui mi dice se voglio sentire il suo ultimo album, che è appunto Dangerous, annuisco e, lui piazza il cd nello stereo.
Resto in silenzio per godermi la musica, ma Michael, vicino a me canticchia e si muove al ritmo delle sue canzoni e ovviamente non posso fare a meno di guardarlo perché comunque, lo fa con una grazia e con ritmo, anche se da seduto, davvero irresistibili. Mi rimprovero di non aver visto il suo concerto perché penso che sul palco avrà fatto scintille; lui si accorge che lo sto fissando e guardandomi a sua volta smette di botto di muoversi, al che, gli dico:
“Nooooooooo, perché ti sei fermato? Mi piace vederti ballare, anche da fermo sei bravissimo, veramente.”
Lui sorride e mi dice che se lo guardo fisso un po’ si intimidisce.
A me sembra impossibile un’affermazione del genere, per cui replico:
“Scusa, ma quando ti esibisci di fronte a migliaia di persone che pendono dalle tua labbra e non ti staccano gli occhi di dosso per tutta la durata del concerto, come fai?”
Mi risponde semplicemente:
“Sul palco è diverso. Lì mi sento a mio agio, ma fuori dal palco, nella vita, è un’altra cosa. Non so perché, ma è così.”
Queste sue parole mi provocano di nuovo, una gran tenerezza, perché mi fanno pensare a lui come un uomo molto timido, solo e fragile, per cui non insisto e gli dico soltanto che il suo disco mi piace moltissimo e che lo trovo forse anche più bello degli altri, più nuovo, più sperimentale, più maturo. Ed anche la sua voce, mi piace di più, perché più aggressiva e, in alcuni brani più arrabbiata quasi.
Lui annuisce e mi dice che è vero, è così che voleva fosse percepito da chi lo avrebbe ascoltato e quindi è molto soddisfatto del risultato ottenuto ed è contento che a me piacesse molto. Poi mi chiede se io ce l’avessi già ed alla mia risposta negativa, si alza immediatamente per prendere un altro cd e mi dice che vuole regalarmelo per suo ricordo, io lo ringrazio e non oso chiedergli un autografo, perché è qualcosa che non ho mai fatto con nessun personaggio famoso, pur avendone conosciuti parecchi grazie al lavoro di mio padre, ma Michael, forse leggendomi nel pensiero, mi toglie subito di mano il compact, dicendomi:
“Scusa, dimenticavo, ti voglio scrivere una dedica.”
Si presenta però il problema della penna, che ovviamente non ha a portata di mano, per cui comincia a girare per tutto il salotto sollevando tutte le cataste di cose che aveva accumulato sparse, e finalmente trova un pennarello che scrive male perché quasi consumato del tutto. In ogni caso, alla meno peggio riesce a scrivere qualcosa e mi riconsegna il prezioso cd.
Non appena me lo restituisce cerco immediatamente di leggere quello che ha scritto e un po’ a fatica riesco a decifrare.
“Per una donna speciale, incontrata per caso una sera, con amore. Michael”
Leggo queste poche parole e mi sciolgo del tutto. Mi si inumidiscono gli occhi, ma per un mio pudore non voglio che mi veda e così lo abbraccio con enfasi, e tenendolo stretto gli dico:
“Grazie, è una bellissima dedica.”
Michael risponde al mio abbraccio e molto dolcemente cerca la mia bocca per baciarla. Rispondo ai suoi baci questa volta senza farmi tanti problemi, molto più rilassata e a mio agio di quanto lo fossi prima e con vera passione che lui ricambia.
Continuiamo a rimanere abbracciarti e a baciarci ancora per molto o almeno credo, poiché ho sicuramente una percezione del tempo molto dilatata, poi lui senza parlare mi prende per mano e di nuovo torniamo in camera da letto, sento il suo corpo premere contro il mio e lui che mi sussurra con una voce profonda che gli piaccio moltissimo ma oltre a questo tra di noi non succede assolutamente nulla. Dal canto mio non cerco nemmeno di forzare alcunché poiché, rispetto il suo desiderio di non andare oltre ed anzi devo dire che passato il primo momento di stupore, apprezzo moltissimo questo suo modo di comportarsi, perché un altro al suo posto, senza nemmeno essere il personaggio che è lui, non si sarebbe fatto prendere da nessun tipo di scrupolo ed avrebbe approfittato della situazione immediatamente.
A dirla proprio tutta, se proprio mi devo stupire di qualcosa, non è certamente in negativo ma solo in positivo per aver conosciuto un uomo veramente al di sopra di qualsiasi mia più rosea aspettativa. Michael Jackson è una persona gentile, perbene, sensibile, dotato di uno straordinario talento che però non esibisce ed ostenta come si potrebbe credere. E’ umile, generoso, buono, forse in qualche comportamento un po’ strano, ma anche qui c’è da chiedersi che cosa sia la normalità.
Se per normalità si intende la mediocrità, allora Michael non lo è. Lui è tutto tranne questo. Ma se per normalità si intende che ciascuno viva ed agisca secondo i propri convincimenti, valori, educazione e cultura, anche se non rispecchiano la maggior parte dei canoni e degli schemi entro cui gran parte degli esseri umani si muove, allora anche per Michael si può parlare di “normalità”. Lui vive ed agisce come è sempre stato abituato a fare e secondo le sue convinzioni che tra l’altro, condivido in gran parte.
Non posso far altro che pensare di essere stata davvero fortunata ad averlo conosciuto e che questa serata rimarrà impressa nella mia memoria per sempre, e tutto ciò lascerà in me un segno indelebile; lui, lascerà un segno indelebile. Ma come si fa a non innamorarsi di un uomo simile. E’ quello che mi chiedo mentre sto ancora abbracciata a lui, gustandomi la sua vicinanza, il suo odore, la sua pelle morbidissima ed il sapore buonissimo delle sue labbra.
Poi ci addormentiamo, vinti dalla stanchezza, una tra le braccia dell'altro.
Mi sveglio, non so quanto tempo dopo, per le voci che arrivano dalla stanza accanto. Nel dormiveglia non riesco a distinguere nulla, anche perché esse mi arrivano molto attutite dalla porta chiusa. Apro gli occhi a fatica, cercando di capire dove mi trovo, poi improvvisamente mi rendo conto che sono nel letto di Michael e istintivamente allungo un braccio per sentire se fosse ancora vicino a me, ma trovo il suo posto vuoto.
Mi metto a sedere e mi accorgo di aver dormito tutta vestita, mi dirigo verso il bagno, sperando che Michael non ne abbia bisogno perché la cosa mi imbarazzerebbe moltissimo, guardo l’orologio che ho al polso e vedo con terrore che è l’una passata. Mi dico che ho dormito troppo, che forse Michael avrebbe voluto che me ne andassi ad un orario decente per potersene stare finalmente da solo, mi dico che sono stata una stupida ad addormentarmi e che avrei fatto bene a non rimanere.
Mi sento come una ladra che ha paura di essere scoperta da un momento all’altro. Non so cosa fare, di andare di là e presentarmi come se niente fosse al cospetto di altra gente oltre che a Michael, non se ne parla neppure, ma d’altro canto non so come fargli sapere che mi sono svegliata e che finalmente, per lui s’intende, è ora che me ne vada.
Cerco anche di fare il meno rumore possibile, perché non voglio che qualcuno sappia che ci sia una persona nella sua camera da letto. Credo che per lui sarebbe davvero imbarazzante, quindi mi muovo lentamente per non rischiare di farmi sentire, anche se tutto sommato vorrei che Mike si accorgesse del mio risveglio.
In bagno cerco di darmi un’ aggiustata, perché mi sembra di avere un aspetto terribile, e non solo quello, anche il mio abito è diventato uno straccetto ormai, ma non ho niente di mio a portata di mano, avendo oltretutto lasciato la mia borsa sul divano, che spero sia stata occultata da Michael per non rivelare la mia presenza ad occhi estranei.
Comunque alla meno peggio riesco a sistemarmi un pochino, ma poi, finita questa operazione, non mi resta che mettermi seduta sul letto per aspettare pazientemente che Michael entri nella sua camera, cosa che finalmente avviene dopo un po’ di tempo.
Appena sento aprire la porta della camera, istintivamente mi alzo di scatto rimanendo ferma accanto al letto, mentre lui entra avvicinandosi piano. Probabilmente essendo questa camera ancora immersa nel buio, non si è accorto che io sono già in piedi e solo quando è al centro della stanza finalmente mi vede.
Non riesco a dire nulla, sono imbarazzatissima ed agitatissima perché mi aspetto da parte sua un atteggiamento del tutto diverso da quello che era stato la notte precedente. Michael, però non appena mi scorge, con la massima gentilezza mi dice:
“Ciao, pensavo che stessi ancora dormendo. Ma che ci fai in piedi e completamente al buio?”
Detto questo, accende la luce della lampada.
Mi affretto a rispondere, con un tono di voce un po’ preoccupato ed anche leggermente concitato, perché non vorrei che pensasse che ho approfittato della sua assenza per curiosare tra le sue cose, che mi ero svegliata da poco e che quando lui era entrato ero appena uscita dal bagno.
In fretta inoltre aggiungo:
“Scusa se ho dormito così a lungo, mi sento molto a disagio per questo, sarei dovuta tornare a casa mia, non avrei mai dovuto approfittare della tua gentilezza.”
Lui mi sorride e per tranquillizzarmi mi ribadisce che se lui non avesse voluto che io restassi mi avrebbe fatto accompagnare a casa, quindi non dovevo preoccuparmi e soprattutto non dovevo sentirmi a disagio per aver dormito fino ad ora. Mi chiede anzi, se io abbia riposato bene.
Con un tono più rilassato gli rispondo:
“Ho dormito benissimo. Tu piuttosto puoi dire altrettanto? A che ora ti sei svegliato?”
Mi risponde che anche lui ha dormito bene e che si è svegliato intorno alle 11, perché aveva delle cose da fare e che comunque non dorme mai molto perché poche ore gli bastano.
Resta dunque in silenzio a guardarmi ed io penso che, forse, mi sta fissando poiché devo senz’altro avere un aspetto orribile oppure perché io mi decida finalmente ad andarmene, per cui di nuovo mi sento terribilmente a disagio, e per porre fine a questa situazione imbarazzante, dico:
“Ok, ora è meglio che vada. Scusa, ma non sono molto esperta, quindi dimmi tu come fare per uscire da qui senza problemi.”
Lui con un tono un po’ malinconico, sorprendentemente mi risponde:
“Devi proprio andare? Pensavo che potevamo mangiare qualcosa assieme. Io parto questa sera per Milano, e mi faresti molto contento se tu potessi restare ancora un po’ con me.”
Sono di nuovo spiazzata e, di nuovo non so cosa rispondere perché il desiderio di restare è fortissimo ma, non riesco a vincere la soggezione che ho nei suoi confronti.
Mi chiedo perché la sua presenza mi faccia sentire così ma non so darmi una risposta e non so darla nemmeno a lui. Resto quindi in silenzio a guardarlo, limitandomi solo a stringermi nelle spalle a significare che non so cosa dire.
Michael, che probabilmente ha percepito il mio stato d’animo, mi si avvicina ed abbracciandomi mi dice, con una voce più bassa e profonda:
“Non preoccuparti, va tutto bene, io desidero che tu resti.”
Sentendo il suo forte abbraccio e la sua voce sincera finalmente mi convinco e gli rispondo che resterò volentieri.
Lui alla mia risposta, si distacca da me e tutto allegro mi chiede se ho molta fame perché ha fatto preparare al suo cuoco delle cose molte buone e speciali.
Ci trasferiamo in un’altra stanza, oltrepassato il salotto, dove già c’è una tavola apparecchiata per due; a questa vista non posso fare a meno di pensare che nemmeno ha preso in considerazione un mio eventuale rifiuto, dando ovviamente per scontato che sarei rimasta.
Devo ammettere che questa sua sicurezza, un po’ mi disturba, ma poi a malincuore mi dico che comunque ha ragione a pensarla così, visto che non ha faticato molto per convincermi a pranzare con lui.
Durante il pasto, dove entrambi mangiamo pochissimo, io sicuramente per lo scombussolamento, Michael per sua abitudine, parliamo di tante cose e tra queste lui mi chiede della mia vita, ma non in senso generale, si sofferma soprattutto su particolari che potrebbero sembrare insignificanti, tipo, se ho molti amici, se vado con loro a mangiare fuori, al cinema, a fare gite; vuole sapere com’è la mia casa, se ho degli animali, se vado d’accordo con i miei genitori, se ho fratelli e sorelle e se ci vediamo spesso.
A queste domande, che come al solito, mi lasciano perplessa, rispondo sempre con gentilezza ma aggiungo poi alla fine che la mia vita è assolutamente normale, anzi piuttosto banale e scontata, al contrario della sua, che invece deve essere piena di impegni, e del tutto più esaltante e soddisfacente della mia.
Lui a queste mie parole si intristisce e mi risponde che il poter vivere normalmente a volte, è la cosa che gli manca di più. Io rispondo che dopo qualche tempo di una vita così detta "normale", si stancherebbe, perché la vita normale è anche molto faticosa. Lui mi dice con un sorriso:
"Sì forse, ma vorrei poterla provare, per poter conoscere la differenza. Tu come la maggior parte della gente pensa che la vita di un artista sia da invidiare, perché è vero noi abbiamo tanto; il denaro, la fama, l’amore del pubblico, ma ti garantisco che a volte tutto questo lo dobbiamo pagare, almeno io lo pago, con un prezzo altissimo perché tutto ciò invece mi porta anche tanta, tantissima solitudine e molta sofferenza. Non voglio dire di essere sfortunato, anzi ringrazio Dio per avermi dato tutto ciò, mentre c’è tanta gente che non ha niente e deve lottare ogni giorno per la sopravvivenza, ma a volte non posso fare a meno di invidiare chi invece può permettersi, come te di uscire con gli amici per andare a mangiare una pizza, senza dover rendere conto a nessuno e senza aver bisogno delle guardie del corpo o di dover entrare nei locali passando per le cucine per sfuggire ai fotografi, che mi perseguitano ovunque io vada. Ti giuro che a volte è davvero molto, molto difficile, sopportare tutto questo."
Mentre parla con la sua voce così flautata e gentile, lo guardo sempre più affascinata, perché dalle sue parole traspare la sua sensibilità d’animo e nuovamente la sua solitudine, che forse di lui è la cosa che mi ha colpito di più. Ancora una volta, mi fa tenerezza e questo sentimento mi sorprende perché mai avrei pensato di provarlo nei confronti di Michael Jackson.
Certo non riesco a comprendere appieno quanto questa sofferenza sia preponderante rispetto a tutti i vantaggi che un personaggio famoso come lui possa avere, perché ovviamente non ho la più pallida idea di come viva una star del sua calibro, ma capisco che comunque questo conflitto interiore è per lui causa di un forte disagio emotivo, che forse ha radici molto più profonde e remote. Non riuscendo però a formulare questi miei pensieri in frasi intellegibili, sempre per la difficoltà della lingua, mi limito solo ad abbassare gli occhi e a dirgli che sono molto dispiaciuta di vederlo così triste e solo e che mi resta difficile pensare che uno come lui non abbia amici.
Accennando ad un mezzo sorriso un po’ ironico ribatte:
“Oh se per questo, di persone che si spacciano per miei amici ce ne sono migliaia in giro per il mondo, ma la verità è che di amici veri, fidati, leali e che mi vogliono davvero bene, ne ho pochissimi, non arrivo a contarli su una mano e comunque è tutta gente di spettacolo, non conosco e non ho amici al di fuori di quell’ambiente, esclusi i bambini che adoro e con i quali riesco ad instaurare dei veri rapporti d’amicizia, perché loro sono puri ed innocenti e mi amano per quello che sono e non per il mio personaggio”
Mi viene spontaneo ribattergli questo:
“Forse tu non sei mai stato interessato a crearti amicizie con le persone così dette normali perché pensi che da parte loro non ci possa essere un reale desiderio di conoscerti per quello che sei, ma hai paura che il loro interesse per te possa derivare solo dalla tua celebrità. Ti posso dire però, che non è sempre così, non tutte le persone la pensano in questo modo, non tutti sono attirati dalle celebrità. Non vorrei sembrarti presuntuosa ma per me ti assicuro che non è così. Se io non avessi visto in te qualche altra cosa al di là del tuo personaggio, puoi star tranquillo che ora non sarei qui con te. Sono però anche sicura di non essere l’unica a pensarla così e, che come me, ci sono tante altre persone che, forse, non hai avuto la possibilità di incontrare, in fondo, io non sono poi così eccezionale.”
Michael ora mi rivolge un largo sorriso e mettendo la sua mano sulla mia, ribatte immediatamente:
“Lo so che per te è diverso e te l’ho anche detto, e averti conosciuta mi ha reso molto felice. Ma ti assicuro che è difficilissimo trovare persone come te ed io di gente ne ho conosciuta, ne conosco e ne conoscerò ancora tantissima e, se dico queste cose è per esperienza diretta. Credimi non è come tu pensi.”
A questa risposta non so cosa replicare, perché davvero mi sembra che parli con cognizione di causa ma davvero mi resta difficile credere che tra tutta la gente che ha conosciuto non sia riuscito ad intravedere in qualcuno una possibilità di rapporto amichevole. Non voglio però continuare ad insistere su questo argomento, anche perché lui ora mi sta chiedendo di andarci a guardare un film, sdraiati sul letto, perché ha bisogno di riposarsi un po’ prima di ripartire.[Modificato da malabi 23/05/2010 21:28] |